Alla Poeuy Rural School

Risalente al 31-12-2018
Mancata pubblicazione dovuta a problemi di linea ed a problemi di sito web.

Il Sole sta tramontando.
Si sentono le strilla dei bambini, dei ragazzi e delle insegnanti che pronunciano termini cinesi.
Un momento di pausa dalle lezioni pomeridiane di inglese che da quasi due settimane sono il nostro impegno giornaliero.

La scuola rurale di Poeuy
La scuola rurale di Poeuy

Ci troviamo alla Poeuy Rural School che si trova nel distretto di Prasat Bakong, vicino a Siem Riep, in Cambogia.

Lezione di cinese
Lezione di cinese

Siamo ospiti di Poeuy e della sua famiglia e, insieme a delle ragazze cinesi ed agli insegnanti Cambogiani stiamo accompagnando bambini e ragazzi nell’apprendimento delle lingue.

I bambini alla consegna di matite e quaderni
I bambini alla consegna di matite e quaderni

Questo posto è davvero accogliente… Queste persone sono accoglienti… E, finalmente, abbiamo legato anche con i ragazzi…Il primo approccio confesso mi abbia scossa un tantino, ma mi rendo conto ora che non poteva essere altrimenti: questi bambini e ragazzi vengono sempre sottoposti a nuovi insegnanti…Noi eravamo gli ennesimi e, soprattutto, alla nostra prima esperienza di insegnamento scolastico a bambini e adolescenti.
Il tempo necessario a conoscerci è trascorso.

La nostra classe degli adolescenti

La vita in campagna è tremendamente più vivibile di quella nelle città cambogiane.
Le giornate sono scandite dal gallo che canta al mattino, dalle papere e dalle galline che “trottano” tutte insieme in “sciami” alla ricerca di qualche residuo di cibo da “becchettare”, dalle gite in bicicletta al mercato del grosso villaggio più vicino, dai pasti gustosissimo cucinati da Samon, la moglie di Poeuy, dal suono dell’amaca che fluttua, dagli uccelli che atterrano sui tetti e dai loro versi, dall’abbaio dei cani, dal miagolii dei gattini, dai muggiti delle mucche dai versetti e mordicchi del cagnolino Pollo a cui siamo tanto affezionati…..e dalle lezioni di inglese è cinese con i bambini e ragazzi dei villaggi vicini.

Io e Pollo
Le paperelleeee
Il mercato del mattino
Tradizioni culinarie
Chi sorride alla fotocamera
Chi allontana le mosche con un bastone ed un sacchetto
La mietitura
 Il lavaggio a mano dei panni

Insomma….Una pace tanta….

Una quiete che si interrompe però il sabato e la domenica mattina quando all’alba delle sei, non si sa per quale motivo, dei vicini pazzi intonano le loro casse, da non so quanto decibel, su canzoni “punze-p-punze” oppure su canti tradizionali locali o indiani….Questo ritmo si protrae fino a tarda notte…

Ci troviamo qui alla scuola poiché Mat settimane fa trovò un blog che parlava di questa meravigliosa esperienza di volontariato: dunque abbiamo scritto subito a Poeuy, che non ha esitato ad accettare la nostra richiesta.

La nostra classe dei più piccini all’opera

Ed è così che abbiamo imparato ad insegnare l’inglese a dei bambini tra i 6 e gli 11 anni ed a ragazzi tra i 15 ed i 18 anni. La sfida è stata massima con gli adolescenti, ovviamente, i quali sono i più indisciplinati…. ma alla fine ce l’abbiamo fatta!

Evviva evviva urrà!

Noi e le cugine
Incredibili giocatori di biglie!

Poeuy e la scuola accettano volontari di qualunque nazionalità, che siano in grado di insegnare un po’ di inglese e/o cinese ai bambini e ragazzi. Basta scrivere un’e-mail direttamente a Poeuy a questo indirizzo: [email protected] .
Invito e suggerisco a tutti che questo sia un ottimo modo di trascorrere le proprie vacanze!!!

Passano i giorni e siamo già giunti al 31 di Dicembre…Spenderemo il capodanno con loro per poi ripartire…la strada è ancora molta.

A capodanno una stupenda cenetta, un bicchiere di vino di riso fatto dal vicino e trovato alla bottega qui accanto, un po’ di bevanda alla Cola Cambogiana per le bimbe, qualche croccantino per gustarci la vigiglia ed un cartone animato sulle prodezze di Krishna bambino.

Noi, la famiglia di Poeuy e le ragazze Malesyane

Non abbiamo neppure avuto la forza di aspettare mezzanotte!
Ma ci pensò Pollo, intorno alle 5 del mattino, a svegliarci con il suo pianto: una carenza di compagnia lo aveva sorpreso ed aveva sorpreso anche noi….

È con profondo piacere che auguro a tutti quanti un buon inizio 2019!
Svuotiamo il saccoccio delle pesantezze vissute nell’ormai passato 2018, lasciamo spazio alle ricchezze del 2019!
Che sia propizio alla crescita nostra e di tutte le creature…che impariamo, insieme, a collaborare per migliorarci e per migliorare il mondo!

Sorprese a Battambang

Finalmente!

Dopo settimane di “peregrinazione” alla ricerca di un’oasi tranquilla tra gli umani, ci siamo imbattuti in un paradiso in terra.

Abbiamo visitato Kampot, dove, durante una gita fuori porta al suo vicino parco Nazionale di Bokor, abbiamo potuto essere spettatori di una natura stupenda che pensavamo incontaminata, fino al momento in cui abbiamo visto comparire, sulla cima della collina, in mezzo al “nulla”, un immenso complesso architettonico in stile comunista. Si trattava di un Casinò costruito dai cinesi (per i cinesi) ed altre strutture sempre costruite da loro. Questo ci ha lasciati un po’ amareggiati.

Ci siamo poi spostati a Phnom Penh: vita caotica, seppur interessante, dove l’ultima notte siamo stati ospiti di un ragazzo francese, che ci ha ospitato tramite couchsurfing, in un meraviglioso attico nel centro.

Abbiamo lasciato la capitale con il cuore sereno per dirigersi verso Nord e siamo così giunti a Battambang. Una città deliziosa, anche lei, come le altre, disposta sul fiume.
È stato lì che, durante un’uscita per visitare le rovine del tempio di Banan Prasat abbiamo scovato un luogo semplice, disperso nelle campagne.
Eravamo in motorino quando incontrammo un cartello in legno con scolpita una freccia ed una scritta: The Flower Garden.

The flower garden
The flower garden

Non potevamo che seguire la freccia!

Era una strada sterrata che ci portò fino alla Fattoria. Là trovammo delle persone locali che non parlavano inglese, ma ci indicarono l’accesso al giardino dove, con dedizione, coltivano e crescono fiori stupendi: macchie di colore, aiuole, un sottofondo musicale rilassante che ci hanno subito fatto sembrare di non essere in Cambogia, dopo l’esperienza della città a cui eravamo abituati.

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Arrivò un uomo che parlava qualche parola di inglese: una persona col sorriso sul volto… gli chiedemmo qualche informazione sul posto ed è stato lì che abbiamo scoperto che coltivano fiori da vendere a chi vuole fare un dono.

The flowers fields
The flowers fields

Lo ringraziammo ed attraversammo la strada. Là arrivò Kanika, una ragazza dai lineamenti raffinati: ci accoglie e ci spiega che offrono anche uno spazio di riposo per i forestieri che, durante il loro viaggio, sentono il bisogno di una pausa. Questi possono, infatti, sistemarsi all’ombra di capanne a palafitte che circondano il giardino o un un’ altro spazio, sempre all’ombra nell’aia, su amache o su tappeti, bevendo un drink.

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Non ci sembrava realtà ed eravamo FELICI di aver trovato quel posto e quelle persone!

Bananas trees
Bananas trees

Ecco allora che parliamo, parliamo e parliamo ed è lì che chiedo a Kanika se conosce qualche fattoria nelle vicinanze che cresca piante medicinali.
Non conosce nessuno che faccia quel mestiere, ma mi parla di un uomo che utilizza le piante e la Medicina tradizionale Khmer allo scopo di guarire.

Detto fatto: ci scambiammo i numeri telefonici e ci accordammo per andare a incontrare l’uomo medicina che vive ai piedi della montagna.

Due giorni dopo, come promesso, ci trovammo e partimmo tutti insieme per raggiungere lo Kru Khmer.

Un uomo di bassa statura, tutto d’un pezzo che portava i capelli neri fatti in un unico grosso rasta raccolto in testa e una barbetta folta.
Dopo le presentazioni partono le domande….

Kanika è stata la nostra interprete.
Orm è il suo nome e fu suo nonno a insegnargli i segreti delle piante. Suo nonno piantò degli alberi medicinali che ancora vivono e sono cresciuti attorno alla sua casa. Ogni pianta lì attorno è “tnam” (= “medicina” in Khmer). Ora va a raccogliere sulle montagne le piante che non può trovare vicino a casa. Una volta raccolte le essicca per poterle conservare.

Non è stato sempre semplice intendere quello che l’uomo rispondeva alle mie domande poiché Kanika non conosce perfettamente l’inglese e talvolta non riusciva a tradurre.
Tuttavia l’emozione che ho provato a stare lì in quel momento la ricordo bene: ero felice e mi sentivo onorata.

Orm dice che nella Medicina degli Khmer, oltre alle piante secche in infusi, decotti e tisane, è usanza preparare estratti idroalcolici, sciroppi, impiastri, unguenti e balsami e chissà quali altri preparati che non ho potuto comprendere.
Ci ha fatto esempi di diverse piante e di alcuni loro usi, dicendo che anche loro utilizzano tutte le parti della pianta che hanno effetti su diverse parti dell’organismo.
Ci ha mostrato, ad esempio, una radice simile allo zenzero ma la cui polpa è dotata di un colore azzurro con delle nervature concentriche. Ha chiamato questa radice “Broteal sboun”, in lingua Khmer, e ha detto che viene utilizzata in caso di problemi digestivi legati allo stomaco e bruciore di stomaco. Dopo avere accuratamente pulito la radice dalla sua corteccia con l’unghia lunga 7-8mm del mignolo (usanza comune qui in Sud Est Asiatico) l’ha assaggiata e ce l’ha passata per assaggiarla a nostra volta: un sapore pungente e balsamico allo stesso momento che ci ha fatto digerire. L’effetto è stato immediato.

L’ho sottoposto a diverse domande (spero non si sia sentito sotto interrogatorio!) una delle quali riguardava problemi di costipazione, stitichezza: non vi dico che fatica a spiegare di che cosa si trattasse…tra inglese e Khmer è stato un’impresa! Ma alla fine tra l’imbarazzo di Kanika e le risate mie e di Mat ci siamo intesi.
Così Orm si assenta un attimo e torna con una busta piena di foglie triturate. Quelle foglie appartenevano ad una pianta che ha chiamato “Konghetthom”. Chi di voi mi conosce bene sa che ne farò buon uso… Quindi: una mano in acqua da far bollire cinque minuti e bere tre tazze al giorno.
L’uomo medicina non si limita a somministrare piante per via orale o topica, bensì ci ha raccontato di un rimedio che ci è suonato un tantino “sciamanico”. I protagonisti di questo aneddoto sono le donne che hanno abortito e i rami di un albero dal nome “Kompong bayreoung”. È consuetudine che in questa occasione si leghino attorno ai fianchi della donna dei rami, appartenenti a piante di età diversa, di questa specie: questo permetterebbe alla donna di guarire.
Dopo aver “bevuto” tutte queste parole lo abbiamo ringraziato infinitamente e abbiamo immortalato quel momento in una fotografia che, vista la timidezza di Orm, custodirò senza pubblicarla.
Non mi sembrava vero di aver vissuto quei momenti quando, poco dopo, stavamo guidando allontanandoci… Eppure era successo….
Quanti momenti così ancora voglio vivere!!!!

The fishermen on the way
The fishermen on the way

Tornando a Kanika: invito tutti quelli di voi che si dovessero trovare, per qualunque fortuito motivo, nei pressi di Battambang a fare una visita al giardino!! Ne rimarranno estasiati!

E non è finita!!!

Durante il nostro soggiorno a Battambang abbiamo potuto gustare le prelibatezze del cafè HOC (Hope of Children, una ONG che ha sede nelle campagne di questa prolifica città).

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The café
The café

Il cafè è gestito da una donna giapponese che, assieme ad un monaco buddhista cambogiano portano avanti questo meraviglioso progetto.
Lui si chiama Muny ed ha avviato il progetto nel lontano 1992, quando ancora non aveva uno spazio appropriato per ospitare tutti i bambini, dunque ospitava bambini maschi nella Pagoda, dove le bambine femmine non sono ammesse.
Muny riuscì poi a trovare lo spazio dove si trova or la fattoria che ospita i bambini e le loro attività ed è in quel L’associazione ha, infatti, l’obbiettivo di fornire un supporto a quei bambini che ha incontrato, le cui famiglie sono rimaste vittime di violenza o di AIDs.

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I bambini qui giocano, frequentano la scuola del Paese al mattino o al pomeriggio, e nel resto della giornata partecipano alla classe di giapponese tenuta da alcune volontarie affezionate.
L’associazione ha trovato aiuti monetari da parte di famiglie giapponesi, italiane e francesi ed è stata in grado, in questo modo, di costruire dormitori per i bambini e per le bambine.
Muny e Ryoko si sono interrogati spesso su quale potesse essere il modo per assicurarsi delle entrate, senza dover fare affidamento sulle donazioni, (sempre ben accette), e sono giunti alla conclusione di aprire un cafè dove offrire prodotti freschi, gustosi e deliziosi appartenenti alla cucina tradizionale giapponese è Khmer. Le provviste che vengono utilizzate nel caffè vengono, per quanto la stagione lo consenta, dai campi che i ragazzi, Muny e Ryoko coltivano a riso, verdure e frutta attorno alla Fattoria.

The HOC café
The HOC café

Infatti, gli abitanti del villaggio hanno concesso loro quei campi poiché Muny è stato in grado di costruire un Tempio Buddhista dove gli abitanti del villaggio possono recarsi per le loro preghiere e donazioni a Buddha.

Insomma: un lavoro ben fatto!
I nostri complimenti a Muny e Ryoko che donano ogni giorno la loro esistenza a questi bambini, i quali, altrimenti, forse non avrebbero un futuro.
Andate a trovare anche loro se capitaste da quelle parti!! Trovate le indicazioni sul volantino in foto postata qui sotto.

Ah, dimenticavo, per chi di voi volesse cambiare vita o si trovasse ad avere un lungo periodo da voler dedicare agli altri può contattare Muny e/o Ryoko e andare a fare volontariato alla Fattoria e al caffè!

La nostra visita a Battambang era ormai al termine: soddisfatti e felici degli incontri salutammo la città al mattino presto, lasciandola per dirigerci verso nuovi orizzonti…

A presto a tutti!

Fuori dal finestrino verso Kampot

11-12-2018
È mattina presto quando partiamo da Sihanoukville, luogo che ci ha trattenuti per la notte di ritorno dall’isola di Koh Ta Kiev. Siamo diretti a Kampot dove ci aspettiamo di trovare una vita diversa da quella che abbiamo respirato fino ad ora: meno turismo e meno speculazione da parte dell’economia cinese su quella Cambogiana.
Risultato di uno sfruttamento delle potenze politiche alla fine degli anni ’60 e per tutti gli anni ’70, quando il territorio Cambogiano è stato lo scenario di una contesa tra potenza Cinese che giocava in Vietnam del Nord e Potenza Americana che tentava di reprimere il comunismo che dilagava oramai in queste terre, ciò che è rimasto della storia e delle tradizioni Cambogiane è poco visibile. Tuttavia ci auguriamo di trovarlo in qualche zona meno corrotta dal turismo sfruttatore occidentale o quanto meno più remota del Paese.
Viaggiamo in un minivan con altri turisti (non abbiamo trovato altra scelta) e qualche persona locale..
Finalmente ci siamo allontanati da Sihanoukville: abbiamo goduto della vita della costa per qualche giorno, ma ora è proprio tempo di ripartire.
Nelle cuffie suona “Huun Huur Tu”, collezione di canti di Tuva, che riecheggia nel nostro viaggio come una colonna sonora per quelle immagini che vediamo scorrere fuori dai finestrini.

Le 'acune!
Le ‘acune!

Mucche al pascolo ogni dove, il verde selvaggio delle foreste, abitazioni lussuose accanto a modeste baracche, negozi e bancarelle ambulanti, la vita della gente per cui tutto questo è la norma di ogni giorno.

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Mi sistemo sul seggiolino dopo uno degli svariati slalom effettuati dall’autista per evitare di cadere in qualche buca: le strade sono un rattoppo di sassolini, terra battuta, asfalto ed ogni tanto macerie.
Niente paura: l’autista è abituato! Noi un po’ meno, ma ci fidiamo e ci abituiamo.

Mat sta leggendo qui accanto a me ed alterna le parole di Terzani allo sguardo di ciò che sta accadendo.

Cosa sta accadendo?

Tutto attorno a noi è vita!
Tornano le vacche: sono magre, ma, per grazia divina, non manca loro da brucare.

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Tuttavia, all’immaginario bucolico e romantico che abbiamo di questi paesi, si contrappone la pura realtà che è quella della spazzatura dovuta ad una mancata sensibilizzazione dei locali verso un uso critico delle risorse e, noi pensiamo, anche al fatto che la presenza dei turisti vuole un confezionamento spropositato dei cibi: infatti si trova con facilità cibo confezionato, imbustato, cibo spazzatura, cibo importato e soprattutto grandi marchi che non voglio nominare, ma sono, ahinoi, pesantemente presenti.

È difficile trovare sulla strada frutta e verdura a buon prezzo perché la faccia del forestiero è inequivocabile… Però piano piano stiamo imparando a conoscere i luoghi giusti ove non farci infinocchiare.

"Monnezza"
“Monnezza”

La spazzatura: ricordate quando poche righe fa vi ho parlato dell’imballaggio e del confezionamento dei cibi? Ebbene sì: è un grosso problema…
Infatti non troviamo la raccolta differenziata da nessuna parte…Tutto accatastato insieme e, soprattutto, accatastato… Abbiamo passeggiato lungo rive stupende dove coesistevano il selvaggio e la spazzatura: un vero dramma! La questione è che pare che neppure il popolo Cambogiano sia interessato a curare e preservare quanto di bello li ospita e gli sta attorno: il loro Paese, la loro terra, la loro cultura… Sarà perché “qualcuno” ha provveduto, in un recente passato, a cancellarla? Sarà per loro semplice non curanza? Diverse abitudini, visioni e diversi principi.
Sarà quel che sarà, ma vederli in questo modo, irrispettosi verso loro stessi mi addolora e mi auguro che, ben presto, assorbano l’ usanza della raccolta differenziata, materiali più eco compatibili e, ancora meglio, meno imballaggi e non solo le cattive abitudini di “noi” occidentali.

Foresta Cambogiana
Foresta Cambogiana

È incredibilmente ammirevole tuttavia il modo in cui interagiscono tra di loro: si danno una mano, sempre, anche se non si conoscono…e non ci è ancora capitato di sentire qualcuno che parli alle spalle di altri… caratteristica stupenda con cui guadagnano 1000 punti!

P.S. I giorni passano e non sempre abbiamo a disposizione il WI-FI, dunque talvolta racconterò pensieri di momenti differenti più o meno passati.

Grazie ragazzi di partecipare al nostro viaggio!

In marcia verso il Sud Est Asiatico

Non ci par vero!
Eppure sì! Sì ci siamo arrivati…Siamo arrivati a questo fantastico momento di partire…anzi siamo già in cammino…

Eccoci oramai da due settimane nella regione del Sud Est Asiatico, l’Indocina…
I preparativi son stati tanti, e ci sono voluti 3-4 mesi per realizzare di giorno in giorno quello che saremmo andati a fare…poi, arrivato il giorno, cio che avevamo ricercato e letto riguardo a queste zone tanto meravigliose quanto vaste, ci è stato utile sì, ma preannunciava soltanto quello che poi avremmo trovato al di qua.

Partiti da Milano Malpensa io e Mat, il mio compagno d’Esistenza, stiamo saziando momento per momento il nostro desiderio di avventura!

Infatti l’ingegno ci è dovuto venire già in aiuto quando, all’aereoporto di Malpensa, affamati, prima di imbarcarci, abbiamo deciso di prenderci un tramezzino ad una macchinetta di vivande: il pacchetto è rimasto incastrato! Usando diversi stratagemmi finalmente dopo un quarto d’ora di tentativi i nostri spazzolini sono stati utili per la missione ed abbiamo fatto ricredere gli asiatici che ridevano di noi sotto i baffi!

Partiti da Malpensa alle 9:30pm, con scalo di due ore in Oman all’aeroporto di Muscat tra le 6:30am e le 8:30am, abbiamo volato verso Bangkok Suvarnabhumi fino alle 5:30pm (orari locali). Non c’è bisogno di dire che eravamo a pezzi!
Attraversa la sicurezza della frontiera, mostra i documenti, tutto apposto, trova gli zaini al recapito bagagli, metti qualcosa sotto i denti, capisci come funzionano i taxi, salta su un taxi che ti porti al primo dormitorio, (uno dei due soli prenotati su un viaggio da 85 giorni), check in al dormitorio… Insomma si erano fatte circa le 9pm… Con un fuso orario sulle spalle ci si doccia e ci si lascia sopraffare dal sonno….Dormimmo divinamente!
Il dormitorio una stanza doppia in stile thai moderno senza nessuna pretesa al terzo piano di un palazzo accanto ad un cantiere in movimento tutta notte (abbiamo potuto capire così che chi lavora fuori lo fa di notte, cosi non e obbligato a patire l’afa e i raggi solari….).

Piccolo inciso: noi siam partiti con i nostri vestiti invernali da Pavia, quando a Bangkok ci sono tra i 20 ed i 38 gradi in questo periodo XD eravamo abbastanza provati….

L’indomani mattina sveglia per lasciare la camera prima delle 11am: ci ritroviamo fuori sotto il sole ad aspettare un automezzo ignoto che ci porti in fondo alle strada dove, dicono, dovrebbe esserci un autobus verso il centro…Ci trovavamo a 30 km da Bangkok…
Lo sapevamo che non saremmo stati in centro: per la prima notte prenotammo una stanza che fosse “vicina” all’aeroporto tant’è che il nome del dormitorio è Bedroom Suvarnabhumi, peccato aver presunto che ci fossero mezzi di trasporto pubblici che da lì ci avrebbero portato in centro o quantomeno all’aeroporto dove avremmo potuto trovare altri mezzi verso il centro… Non ce n’era uno XD
Dunque eccoci lì, al di là della strada, a chiedere informazioni a un ristorante baracca molto accogliente dove nessuno parlava l’inglese… Fu così che ci accorgemmo di avere fame e, senza disdegnare il locale all’aperto, ne approfittammo con una zuppa locale…

La fortuna dell’ultimo arrivato ci si presenta di fronte: una ragazza thai parla un po’ di inglese e quando la raggiunge il suo compagno si propongono di accompagnarci alla stazione dei treni…

Ci sarà da fidarsi oppure no?

Io non avevo dubbi…Accettai immediatamente la proposta e quando Mat tornò dalla sua prima esperienza in una toilette DAVVERO thai, (è sopravvissuto egregiamente), lo informai della cosa.
Dopo poco ci ritroviamo, con questa coppia thai super disponibile, ad attraversare la periferia di BKK verso una stazione dei treni: lui un musicista thai pop e lei…la sua ragazza.
Arriviamo in stazione e vogliamo dare una ricompensa ai ragazzi, che però non accettano nulla se non dei grandi sorrisi…e così ci salutiamo.

Entrati alla stazione seguiamo i loro consigli e prendiamo un treno che ci porta in centro dove ci aspetta una lunga camminata con i nostri bagagli: due zaini da trekking, uno da 100 l di Mat e l’altro che porto io da 75 l rimediato dal cugino di Mat (grazie Dave!!!).
Camminiamo con diversi Tuk Tuk che si propongono di darci un passaggio che noi rifiutiamo.
Dopo 20-30 minuti di cammino al caldo comincio ad accusare alle spalle…un leggero indolenzimento…
Ma niente paura! Mentre guardiamo la mappa alla ricerca delle direzioni per il dormitorio prenotato per il secondo giorno un ragazzo locale si offre di darci informazioni…noi, fiduciosi dalla prima esperienza, vissuta poco prima, ascoltiamo interessati e, soprattutto, cerchiamo di interpretare quello che l’omino ha da dirci …

Vuole aiutarci?

Ci ritroviamo su un Tuk Tuk per andare all’ufficio turistico che ci vuole vendere un pacchetto viaggio costosissimo, quindi gli facciamo capire che non siamo interessati e ce ne andiamo….

Senza tediarvi ad oltranza con tutte le vicissitudini che abbiamo passato, vi dico soltanto che diffidare un pochino in questi casi è consigliabile… Sia ringraziato il cielo e tutto l’universo che a noi è andato tutto bene e non ci è successo nulla…anzi ne siamo rimasti divertiti in un certo qual modo. Siamo anche rimasti soddisfatti di aver trascorso, in seguito, un paio d’ore scambiandoci opinioni con un gruppo di ragazzi thailandesi che bevevano Rum come fosse una bibita analcolica… era una scena davvero buffa..

Era l’indomani mattina e dopo una bella tazza di caffè siamo partiti per Wat Phra Kaew: troppa fila, troppi “sghei” e con l’ora che s’era fatta…tappa posticipata a quando ritorneremo a Bangkok, ma niente paura!!!!

Camminiamo verso il fiume, ma in realtà giriamo l’angolo e ci rendiamo conto di essere arrivati a Wat Pho! L’ingresso è più abbordabile, niente fila e fa orari più lunghi.
Entriamo e guardandoci attorno ci rendiamo conto di un’estrema bellezza posata su di ogni cosa… Wat Pho è uno dei siti con più riproduzioni dell’immagine del Buddha al mondo…
Credo che le fotografie possano parlare per me 😉

Pagoda
Pagoda
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Il Grande Buddha
Il Grande Buddha

Rappresentazioni usate per insegnare la Medicina Tradizionale
Rappresentazioni usate per insegnare la Medicina Tradizionale

Quindi salterò subito a Koh Chang: isola splendida!

Siam arrivati sull’isola e ci siamo presi un momento in riva al mare per lasciare dileguare un po’ di taxi appostati in attesa di turisti…In questo modo abbiamo potuto sperimentare l’autostop in Thailandia: quello che abbiamo potuto notare è stato che la gente locale non si sarebbe mai fermata a darci un passaggio poiché rispettosi, giustamente, del lavoro dei loro compaesani, infatti aspettavamo che un turista avesse il buon cuore di raccattarci e farci appropinquare alla zona dove avremmo dormito.
E così fu!
La prima anima che si fermò fu una donna che viaggiava assieme ad un’altra donna. Sguardo pacifico, sereno, gioioso. Donna americana molto disponibile che possiede un resort sull’isola. Ci da molte informazioni, consigli, dritte su come muoverci e comportarci sull’isola e ci lascia prima di girare verso la strada che porta al suo Resort.

Lì troviamo un “7-eleven” dove possiamo pensare a come nutrirci quella sera. Visitiamo il negozio e dopo una decina di minuti reincontriamo la donna che ci suggerisce di trovare un passaggio per la nostra meta prima del buio. Così ci posteggiamo fuori da 7e e mentre mangiamo un signore tedesco sugli 80 si sofferma a parlare con noi ed anche lui ci parla di come funziona lì sull’isola è in quel momento vedo che fa un cenno dietro di noi, dunque mi giro e vedo un tizio americano che ci dice di attenderlo poiché stava recandosi anche lui oltre la collina (dove dovevamo andare noi) e ci avrebbe dato un passaggio. E così fu!
Ottimo! Secondo viaggio sul pick-up!
E da lì in poi saranno le foto a raccontare….

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The waterfall

Le diverse Mangrovie
Le diverse Mangrovie

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The mandragore walk

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The beach

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Sulla spiaggia di Sihanoukville

Il mare dalla nostra capanna
Il mare dalla nostra capanna

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In barca verso Koh Ta Kiev (isola)

Vista dal nostro appostamento
Vista dal nostro appostamento

>abiamo dormito in amaka in riva al mare: splendido, dovete provarlo!< Mat al bar! Mat al bar![/caption]

Gita nella giungla
Gita nella giungla
Palma d cocco appena nato
Palma da cocco appena nato
Granchietti sulla spiaggia
Granchietti sulla spiaggia

Vi saluto con questi scatti e vi dò appuntamento al prossimo collegamento!!

La pazienza dell’attimo

Sembrava impossibile, ma eccoci qua con un semenzaio da fare invidia!

Tuttavia l’invidia non è il sentimento che voglio scatenare, anzi!

Quello che voglio è poter condividere con voi questo magnifico momento di profonda ispirazione ed inspirazione 🙂 Esatto, non è un errore di battitura: osservare le piante, la loro lenta, ma potente ed incredibile, crescita è capace di donarci un soffio vitale. Infatti affiancandole giorno dopo giorno, momento dopo momento, nell’attimo che fugge traggo il coraggio di continuare sul mio percorso, perchè è come deve essere…come una pianta cresce con le sue difficoltà e gli ostacoli imprevisti, così faccio anche io. Ma torniamo al semenzaioooo! Chebbello!

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E’ stato divertentissimo collaborare con Domenico, il nostro esperto muratore per adattare la struttura in cemento preesistente, che fino ad allora era adibita a gazzebo, a semenzaio/serra.

Per fare questo ho acquistato del policarbonato alveolare, delle fodere e dei travetti in legno, chiodi, viti….e questo genere di cose. In più abbiamo riciclato una porta che superstite dalla vecchia casa e un’altra donata da Domenico.

Ci ha insegnato un sacco di trucchi che non posso svelarvi ;P

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Non possiamo dimenticare l’aiuto che anche Bruno e Marina, i genitori di Mattia, ci hanno offerto: infatti son stati pronti a porgerci la loro mano nei loro giorni di riposo dal lavoro.

Bruno with Dexter ;P
Bruno with Dexter ;P

E dopo avventure e peripezie, tra cui i momenti che Mat spariva sul tetto della serra a prendere il sole, finalmente siamo giunti a conclusione.

Et voilà!

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œIl semenzaio eccolo qua!

Ed ora finalmente mi prendo questo tempo per scrivere, fissare, non dimenticare, nonostante il tempo scorra… E sono qui seduta sulla poltroncina, fuori. Sotto i miei piedi il cotto della casa che ancora mi ospita in attesa che la mia divenga pronta qui accanto… Ma non c’è fretta: questa esperienza mi sta insegnando ad avere pazienza… e ce ne vuole tanta 🙂

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Ora fuori piove quasi tutti i giorni, dunque, per non perdere tempo, lo scorso fine settimana abbiamo cominciato ad imbiancare ed ora questa è la mansione che occupa gran parte della mia giornata.

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E tra una spennellata ed un’altra mi presento in semenzaio per controlli attenti alla crescita delle piantine ed al loro fabbisogno di acqua.

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Comunque, è con profondo piacere che vi comunico che siamo agli sgoccioli: la data di “Curmà”, come la chiamano qui nell’Oltrepò Pavese, è fissata per il 24 giugno, il giorno di San Giovanni (speriamo di andare tutti assieme a cogliere questa prodigiosa erba, che è l’Iperico, dunque! La “Curmà” è la festa durante la quale si invitano amici e familiari e soprattutto gli artigiani che hanno lavorato alla realizzazione della casa. Durante questa occasione si accende il camino per inaugurare la casa si brinda, si canta (e speriamo anche di danzare sulla terrazza sotto le stelle) e si passa una bella serata! Se qualcuno di voi passasse di qui è il benvenuto, altrimenti vi aspettiamo in seguito! 😉

 

Eggià! Quasi me lo dimenticavo: stiamo a Borgo Priolo (PV). Chi fosse interessaro mi scriva per avere indicazioni precise.

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Si aprono le porte alla mia nuova realtà erboristica!

Ritrovati gli scarponi siamo stati subito pronti a rimboccarci le maniche per la nuova stagione erboristica!

Dopo una lunga pausa invernale amici miei non è stato difficile: la voglia di sporcarsi le mani di terra e sentire il profumo del lavoro sulla pelle è davvero tanta!

E dunque inizia una nuova avventura per me, Pois Raw, che ora non son più sola: ad addolcire le mie giornate c’è il mio compagno M. Insieme abbiamo un bel progetto: quello di far partire una realtà erboristica che diventi il nostro nido e trampolino di partenza ed ispirazione, oltre che luogo dove portare le nostre esperienze carpite in qua e in là da persone, maestri e saggi.

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La pioggia primaverile non sembra sempre d’accordo, ma ci consente intervalli di riposo davanti al focolare tra i momenti di lavoro fuori e soprattutto riempie le falde acquifere che daranno da bere alle nostre piantine quest’estate. Le piogge che si ripetono in questi giorni aiutano anche i nostri semini del sovescio multi floreale distribuiti su parte del terreno due settimane fa a germinare. In questo modo anche le api quest’anno potranno avere rifornimento di nettare  gironzolando qua e là tra tutti i colori.

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Insomma i presupposti sono buoni per potere passare la prossima stagione tutti insieme in compagnia felicemente nella speranza che anche la pioggia si ripresenti  e  le gelate aspettino il prossimo inverno.

Vediamo un po’ dunque cosa manca…

Ah! Le piantine!!!

😉

Le piantine sono in fase di produzione: in questi giorni potrò finalmente seminare in semenzaio, anch’esso in fase di compimento e ringrazio per questo Mattia e il nostro vicino F. che si impegnano ad aiutarmi.

 

Da un anno a questa parte non solo abbiamo preso la splendida decisione di dedicarci a questo progetto, bensì anche quello di andare a vivere nella casa che i genitori di M. hanno ristrutturato. Questo loro dono ci permetterà di includere nel progetto la possibilità di offrire ospitalità di vario genere ed organizzare eventi erboristici, del benessere o artistici.

Finalmente la casa è quasi pronta grazie all’aiuto di muratori e artigiani locali ed ora cominciano i primi ritocchi interni tra cui quello che è stato lo “svecchiamento” e decoro dei mobili della cucina che mamma D. mi ha aiutata a fare in stile shabby chic o chic decò vintage. Il risultato è stato inaspettato ma bello J e soprattutto è stato divertente condividere questo laboratorio con lei!

Durante questa splendida esperienza in divenire e piena di sorprese, (come ogni cammino), il mio impegno si aprirà a 365°, da una parte per la moltitudine di attività di cui ci occuperemo per rendere la fattoria operativa . Sull’altro versante voglio far “crescere” anche il terreno dei miei genitori sui monti Bergamaschi. Qui la vecchiaia degli Abeti rossi con cui sono cresciuta ogni estate da che sono venuta al mondo ha costretto mamma e babbo a trasformare quella che era considerata una delle più belle “pinete” della valle in prato. Questo è il luogo dove gli scorsi anni ho potuto cominciare a mettere in pratica alcune delle nozioni pratiche e teoriche che avevo imparato durante le varie esperienze. La volontà dei miei genitori è quella di renderlo un frutteto dove anche gli alberi dei nostri boschi bergamaschi possono essere accolti.

Ecco allora che io voglio affiancarli per quanto mi sarà possibile conciliando il lavoro che mi impegnerà tanto qua nell’Oltrepò  Pavese, dove stiamo io ed M., con quello del frutteto in Val Gandino di mamma e babbo.

Le cose che vorrei fare sarebbero tantissime ancora, ma credo che per l’anno questi obbiettivi siano già un bel traguardo da raggiungere.

Dunque: pronti! Partenza! Via!

Senza guardarsi indietro, se non per imparare da ogni esperienza!

E come mai vi ho raccontato tutto questo?

Ah sì! Volevo giusto rendervi partecipi degli innumerevoli cambiamenti e soprattutto invitarvi a seguirmi per trascorrere quest’esperienza insieme e crescere insieme e, chissà, magari a partecipare a qualche iniziativa durante il corso degli eventi.

“Le vie del Signore sono infinite!”

Chi lo diceva? Ah già! La Bibbia! Beh aveva proprio ragione!

In gergo inglese si dice “Stay tuned!”, che significa…no dai! Non ve lo traduco XD
Amici miei imparate l’inglese se non lo conoscete: apre un sacco di porte!

P.s. Presto caricherò un sacco di foto!

On the road again: Eccomi custode qui ed ora!

Il cielo era grigio e piangeva di frequente, tuttavia la luce penetrava e mi giungeva.

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Eccomi di ritorno da un piacevole viaggio nel Centro-Nord Italia, durante il quale ho potuto incontrare persone e luoghi fantastici senza lasciarmi intimidire dal clima uggioso. Avere una settimana di ferie è una “manna dal cielo” quando ti senti di voler meditare un poco. E cosa c’è meglio di un viaggio vero e proprio per farlo?!

Guardare da vicino realtà diverse da quelle che si vivono quotidianamente, osservare il mutare della stagione, incontrare persone e modi di fare nuovi, rivedere cari amici lontani, potersi soffermare a lasciarsi pervadere dalla beltà sprigionata dal riflesso di luce di un monte su cui giocano colori e forme…pensare, libero dal tempo……e tanto e tanto ancora!

Beh, come potete capire, amici miei, è stato molto bello!

Ho infatti potuto vivere bei momenti immersa in un ecovillaggio, sperso là dove cè Tempo per vivere, durante i quali ho avuto modo di riflettere su me stessa, le mie esigenze più profonde, la vera essenza del vivere… Confesso che non è semplice portare in superficie tutto questo ed ho trovato necessario prendere del tempo per me stessa libera dal senso del dovere nei confronti di altri, così come dal giudizio di chi mi sta attorno o di chi amo.

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Là, immersa nella nebbia “postprandiale” che saliva e mi avvolgeva ho imparato e potuto sperimentare che mentre sei in cammino è opportuno tenere gli occhi ben aperti con lo sguardo davanti a te. Non serve guardare indietro, così come non serve guardare troppo lontano, perchè non puoi vedere che a un palmo dal tuo naso, perchè tutto ciò che puoi vedere è ciò che sta “qui ed ora“. Puoi usare tutti i sensi per percepire ciò che ti sta attorno: l’udito che ti permette di immaginare ciò che non puoi vedere, l’olfatto con cui puoi odorare ciò che ti circonda e ti arricchisce di esperienze che non hai mai vissuto, oppure ti porta alla mente ricordi lontani.
Ma tutto questo è illusione! (parafrasando l’Illusionista).L’unica cosa reale sono le percezioni immediate che ti attraversano e non puoi controllare con la testa.

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Lungo un cammino che mi ha portato ad un villaggio quasi fantasma nel Modenese ho incontrato una parola su cui ho sentito di voler riflettere: “custode“.

Cosa significa questo termine? Un custode è chi custodisce, ovvero vigila su cose, animali, persone, affidate alle sue cure e sorveglianza. Ma cosa significa per me essere custode? Per me essere custode oltre a trarre questo significato ha radici ben più profonde. Custodire può essere un’azione, quasi involontaria, di portare avanti un’arte che si è i soli a conoscere, qualcosa che ci è stato donato quando siamo venuti al mondo o, meglio ancora, qualcosa che appartiene al nostro peregrinare per corpi, qualcosa che fa parte del nostro essere più profondo e protetto. Spesso accade che lo proteggiamo a tal punto che neppure noi riusciamo più a riconoscerlo, e questo ci porta spesso a smettere di curarlo e tenerlo in vita e finiamo per non agire più, finiamo per non custodirlo più come la cosa più importante che ci appartiene…
Ma non è mai troppo tardi per andare a scovarlo, laddove si nsaconde e di nuovo sorvegliarlo, curarlo, nutrirlo, custodirlo.

Di cosa mi sento custode?

Questa domanda me la sono posta, e mi prendo tempo per rispondervi, è una cosa molto delicata, a cui bisogna dedicare tempo e non liquidarlo per non faticare nel rispondervi.

Se vi spiegassi ora come arrivai a questa parola, probabilemente vi mettereste a ridere, dunque lascio a voi la fantasia e la creatività di farne una storia…

 

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Nel frattempo ho anche trovato come voglio costruire la mia capanna sull’albero nei boschi 🙂 E’ adorabile, non credete?!

E come non bastasse in me si è accesa sempre di più la voglia di avere un compagno animale con cui condividere momenti, avventure e disavventure e come potrei non scegliere il gatto dopo aver visto questo riquadro?

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Bene! Ora vi lascio sorridere su questa immagine!

Spero di avervi dato qualche stimolo di riflessione e mi piacerebbe poter sapere cosa ne pensate e come è per voi.

Rimango in attesa di qualche vostra risposta, pronta a rispondervi a mia volta!

Che l’energia dell’autunno sia propizia per poterci far affrontare con forza e coraggio l’inverno!

Evviva evviva hurrey!

 

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On the SuperMoon

I can’t believe I’m finally writing again… And I felt to do that tonight: on the Full Moon.

Tonight is a special occasion because the Moon shows as a SuperMoon as it had not been happening since 1948 and it’s not gonna happen again till November 2034.

So what happens is that this Full Moon is closer to the Earth than usual and is perceived very big.

I felt I wanted to experience this and get the best from it, then I took my moment.

I picked a bottle of Elder flower Snyder and took for a walk in the garden….Saying goodnight to all the plants…feeling them going to sleep for the Wintertime….

It’s been amazing.

No noyse, no lights apart from Her in her brightness and beauty, reflecting us the Energy She’s given by the Sun.

Her soft, gentle, feminine, but deep energy that gives us the good ration of Hope, Love, and Faith.

I really hope that all of you had the chance to get pleased by this sight tonight… and I give you a shot from my garden. It’s definitely nothing compared to the show this Moon was playing there in the sky tonight, just a small memory that we were there, with Her.

Blessings to all of you!

Big Love!!

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Un mattino mi sveglio e… Bevo un succo per ricordare!

Salve a tutti amici!

Finalmente riesco a scrivervi!

Purtroppo non ci sono riuscita negli ultimi mesi, nonostante il mio istinto mi spingesse a farlo, perchè ho vissuto un sacco di bei momenti che avrei voluto condividere con voi, ma, come sono certa possiate immaginare gli impegni che si devono rispettare sono spesso esigenti e non ammettono ritardi.

Sono ancora giornate calde anche qui nell’”estremo” Nord Italia dove mi trovo accasata e mi capita spesso di percepire come il mio corpo brami bere e nutrirsi contemporaneamente…

Ecco perchè mi piace spesso cominciare la giornata con un bel succo appena fatto. Ed adoro poi sedermi al caldo e nutriente sole del mattino e gustarmelo mentre mi rilasso o mentre pianifico il lavoro nel giardino.

Questa mattina mi sono svegliata con una “voglia matta” di depurarmi: la mia bocca aveva un sapore spiacevole e il mio corpo voleva svegliarsi.

Dunque che ho fatto?

Appena alzata son corsa nell’orto ed ho tagliato un bel mazzo di foglie di insalata Catalogna.

Ho lavato la Catalogna e l’ho unita ad altre gustose verdure e frutta lavati e tagliati.

 

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Dunque non rimaneva altro da fare se non accendere la mia centrifuga masticatrice 😀

Quanto le voglio bene!

Pensate che quando è accesa produce una nota…confesso che ancora non ho ricercato quale nota sia, ma adoro, mentre è in funzione intonare armonizzazioni e canti con il suo sottofondo che mi accompagna…Tutto questo, insieme alla qualità degli ingredienti e all’amore che è stato messo per crescerli, dona al succo bontà e nutrimento per corpo ed anima 😉

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In sostanza nel succo ho messo:

  • un bel mazzo di insalata Catalogna
  • una grande carota
  • due mele di medie dimensioni
  • un pezzetto di zenzero grosso quanto un pollice
  • un pezzo di radice di curcuma “”””
  • un limone Verdello con scorza (adoro l’aroma che la scorza di limone conferisce al succo!)

Per fortuna l’insalata Catalogna si può reperire con facilità nelle botteghe di verdura biologica o ai mercatini biologici e di acquisto diretto dai coltivatori, anche se sarebbe bello tutti potessimo permetterci di avere un orto.

In genere ho l’accortezza a mettere in sequenza tutto dal più fibroso al più succoso…e così ho cominciato con la catalogna, poi ho messo zenzero e curcuma, a seguire la carota, poi il limone ed infine la mela…infatti la mela nella juicer diventa un po’ “ingombrante” perchè avendo pectina a volontà ci si ritrova con una specie di batuffolo di cotone che ostacola il passaggio nella juicer del succo del resto degli ingredienti. Dunque mettendola alla fine siamo sicuri che riusciremo ad avere ogni componente nel nostro succo.

Dunque una volta passati i vegetali nella mia Juicer ho potuto bere questo “elisir di lunga vita” dal gusto equilibrato e dal potere sfiammante e disintossicante, carattere acquisito per la presenza della radice fresca di curcuma, zenzero, limone e Catalogna….insomma non posso escludere i benefici che la mela e la carota hanno apportato comunque ;P

Insomma ragazzi ed amici provate a farlo perchè “spacca di brutto”! Ehehehehehe!!!

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Prendetevi questo momento, lasciate lontano il cellulare, il computer, l’iPad… riempite un contenitore con il vostro succo e andate a cercare un posto isolato o comunque immerso nel verde, con alberi ed animali, o sul mare, inebriati dal profumo dell’Elicriso che vi stimola l’olfatto…

Siete solo voi, il vostro succo e la Natura che vi circonda….

Bevetelo con calma fino all’ultima goccia.

Ben fatto!

Ora siete pronti per affrontare la giornata!

You’ll Rock!

A presto! Verso altre avventure!

P.S. Godetevi la luna stanotte!

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Crauti! Crauti che bontà!

Cari lettori!

Eccoci di nuovo in pista, e questa volta per augurarvi un buon inizio di primavera intestinale 🙂

Ebbene sì, l’argomento di oggi sono i crauti, ovvero: come prepararli e come ci possono aiutare. Probabilmente molti di voi avranno avuto modo di assaggiarli durante qualche viaggio fuori porta in Paesi dove si parla il tedesco o lingue strettamente affini a questa. E’ proprio da lì che viene il termine Crauti: “Kraut” in tedesco significa erba e “Sauerkraut” erba acida vale a dire erba fermentata.

Ma perchè fare fermentare dell’erba? Ok ok… eravamo d’accordo sul mangiare il cavolo cappuccio crudo perchè mantiene le sue proprietà vitaminiche e minerali, ma adesso addirittura fermentarlo?!? Eggià! 🙂

Cerchiamo di capire perchè sia buona abitudine mangiare cibi fermentati. E’ noto che le verdure crude sono molto più ricche di nutrienti, poichè durante la cottura l’innalzamento della temperatura provoca la disattivazione di enzimi, vitamine e la perdita di sali minerali nell’acqua di cottura ad esempio. Tuttavia, paragonando l’assimilazione da parte dell’organismo di nutrienti provenienti da cibi crudi  e cibi fermentati, accade spesso che i secondi sono in grado di fornire più alta biodisponibilità. Questo accade a causa del fatto che quando ingeriamo un alimento questo viene “aggredito” dai succhi gastrici acidi (pH 3) secreti dal nostro stomaco, dunque molti degli enzimi che ci aiuterebbero nella digestione dei cibi non riescono a “sopravvivere”.

Fortunatamente, come divulgato dal Dr Gabriel Cousens, medico omeopata e scrittore statunitense che sostiene la dieta crudista, durante la prima ora di digestione gli enzimi contenuti in un alimento sono in grado di lavorare poichè il pH 5 dello stomaco tollera ancora la vita e consente di digerire ed assimilare amminoacidi molto più che in un alimento sottoposto ad alte temperature durante la cottura.

Ritorniamo alla fermentazione: questa tecnica usata in cucina, così come l’ammollo e la germinazione, permettono agli enzimi di lavorare (anche per noi) ancora prima di mangiare il cibo in cui sono contenuti, favorendo la nostra digestione nel momento in cui lo andremo a fare.

Dunque: perchè rifiutare una simile cortesia!?! 😛

Ecco qui la ricetta:

  • 1,25 kg cavolo cappuccio verde e/o rosso affettato a striscioline quanto più sottili
  • 25 g (circa un cucchiaio e mezzo) di sale fino (io ho usato qquello rosa dell’Himalaya)
  • 2 cucchiai di bacche di ginepro
  • 2 foglie di alloro

Tutto ciò che bisogna fare è mettere gli ingredienti in una ciotola ed aspettare circa una mezz’ora affinchè il sale agisca sul cavolo facendogli perdere la sua acqua. A questo punto riempire dei barattoli di vetro fino all’orlo con il contenuto della ciotola e pressare la verdura quanto più possibile per fare in modo che venga sommersa dalla stessa acqua che ha perso. Bisogna impegnarsi a far restare il tutto sotto l’acqua poichè la fermentazione in questione avviene senza ossigeno. I pezzi che dovessero sporgere dall’acqua sono a rischio di ammuffimenti… e se questo accade….NIENTE PAURA! Basterà togliere i pezzi ammuffiti e non abbiate timore, il resto non sarà contaminato poichè la concentrazione del sale glie lo impedisce. Quindi, una volta riempiti i barattoli fino all’orlo, potete appoggiare il coperchio sopra, senza avvitarlo, in modo tale da consentire a eventuale fluido di fuoriuscire durante la fermentazione. A questo proposito vi consiglio di appoggiare il barattolo all’interno di un contenitore più grande per non disperdere questo liquido. Mettete un peso sopra al coperchio

La fermentazione avverrà in 21 giorni ed i barattoli, perchè avvenga la fermentazione con successo devono essere tenuti in luogo dove la temperatura sia tra i 18° ed i 24° C, al riparo dalla luce e dove possa circolare aria.

Al termine dei 21 giorni potete assaggiare i crauti e decidere di prolungare per altri 3 giorni nel caso vi sembrassero troppo salati. Quando pronti vi basterà metterli in un barattolo a chiusura ermetica in frigorifero per rallentare la fermentazione: in questo modo potranno durarvi fino a sei mesi!

Come vedrete nella foto purtroppo io avevo fatto male i conti 😛 e non son riuscita a riempire il barattolo fino all’orlo, e siccome era già la seconda volta che li travasavo ed era una delle mie solite imprese notturne che stavo compiendo alle due a.m. ho ideato un “accrocchio” che potesse diminuire lo spazio restante nel barattolo, inserendo un bicchiere in vetro che pressasse le verdure sotto l’acqua. Ragazzi non fate come me! Heheheeh: intendo dire fatelo di giorno e piuttosto usate barattoli piccoli che riempirete fino all’orlo.

Vi saprò dire il risultato 😀

Fatelo anche voi!

E’ divertente! E…gustosoooo! 😉

I miei crautiii!!!
I miei crautiii!!!

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